Abbazia di San Lorenzo al Lago

La chiesa di San Lorenzo presenta due aule distinte: la minore che qui ci interessa, e la più antica ad unica navata con la volta a sesto leggermente rialzata risalente al periodo tardo romanico, forse tra il secolo XII e il XIII.

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Sulle sue pareti affiorano quà e la’ affreschi assai antichi e forse tra i più rari che si possono vedere sul territorio. Purtroppo essi appaiono fatiscenti, lacunosi e ridotti a poveri lacerti. Sulla parete sinistra all’altezza dell’altare appare un crocifisso in parte ancora sotto l’intonaco, anzi sotto una mano di calce distesa sulla parete. Dopo lo strappo di una madonna di Loreto, opera di scuola camerinese del secolo XV hanno acquistato evidenza resti di antiche pitture che soltanto in data recente sono state in parte recuperate. Quì sulla parete destra, la decorazione si sviluppa in due zone: quella più preziosa rappresenta il cristo, ripetuto tre volte, entro spazi scanditi da colonnine ed archi. il cristo disposto frontalmente regge fra le braccia delle figure, anzi delle piccole teste che alludono evidentemente alle anime dei fedeli. Nelle zone inferiori vi sono delle fasce orizzontale in parte ridotte ormai a pochi frammenti, con decorazioni e tendaggi. Nella zona superiore poi si inseguono delle figure animalesche rese con un fusto araldico (un leone e un leopardo), che si dirigono in direzioni diverse, infine si sviluppa una terza fascia con una decorazione a racemi.

Su questi dipinti fa cenno il Vitalini Sacconi (1968) che, anche per le condizioni in cui erano allora, si limita a ricordare che nelle chiese esistono “tracce di affreschi assai interessanti” legandoli alle correnti umbro-marchigiane di ascendenza spoletina del secolo XIII. I dipinti sono stati pubblicati, senza commenti, in “notizie da palazzo Albani”, 1972. Su di essi, infine ritorna con un notevole studio Giacomo Boccanera che, dopo averli descritti minutamente e con precisione, conclude ipotizzando che “tutta la rappresentazione pittorica sviluppantesi intorno all’arco di comunicazione con l’ambiente funerario, contenesse una emblematica relativa alla dottrina cristiana sull’oltretomba, così mentre le figure animalesche della zona inferiore erano allusive al pensiero dell’inferno, il triplice Pantocrator della parte superiore, con un simbolo del tutto inedito, creato dalla fantasia ingenua dell’ignoto pittore, voleva forse esprimere una allegoria del paradiso, dove la divina trinità accoglie nel suo grembo le anime degli eletti” (G. Boccanera , il ciclo pittorico a San Lorenzo al Lago, in cronache di provincia, Pesaro , gennaio 1973). Gli affreschi a San. Lorenzo costituiscono, senza dubbio un rarissimo esempio di pittura tardo romanica, di cui scarse notizie si hanno e poca documentazione, è dunque necessario ed improrogabile un loro totale recupero che permetta uno studio più attento. Un discorso critico più completo e un esame stilistico più approfondito potranno essere fatti, appunto, dopo che tutti i frammenti siano messi in luce e particolarmente quelli che si riferiscono alla figura del cristo in croce, che a quanto si può comprendere discende direttamente dalla colta pittura di Spoleto, così come il resto della decorazione, tutta evidentemente da assegnarsi ad una mano medesima; ad esclusione, è da precisare, degli affreschi risalenti ad un tardo periodo e legati alla scuola di camerino del secolo XV (restauratore Armando Torrini). I due strati degli affreschi erano in parte ricoperti da calce, l’acqua piovana, l’umidità di condensa, lo schiacciamento delle murature ed altri fenomeni naturali hanno provocato rigonfiamenti e cadute dell’intonaco, in primo luogo si è provveduto al consolidamento dell’affresco sottostante, passando poi allo stacco di quello in superficie usando per l’operazione tele, collante elastico e lamelle ricoperte di plastica aventi funzione di leve. Il risultato è stato ottimo, l’affresco sottostante raffigurante il leone e decorazioni, è rimasto integro. Si è proceduto quindi alla scopertura ed alla demolizione delle sovrastrutture che nascondevano la superficie pittorica attorno al leone, in alcuni punti la calce si era cristallizzata per gli abbondanti e continui coli d’acqua piovana. L’affresco privo d’arriccio è posto su di un intonaco sottilissimo e povero di calce, la pulitura è stata eseguita con vari mezzi a seconda delle necessità, bisturi e solventi, la tecnica di esecuzione adoperata dall’artista e la povertà dei mezzi a sua disposizione sono proprie di una pittura a secco più che a fresco. Solo l’ocra gialla ricca di colore e acqua è potuta penetrare in profondità.

tratto da alcuni cenni storici concessimi dalla Casa del Parco del Comune di Fiastra (MC)


– La parrocchia di S. Lorenzo, nel 1600, era formata da 76 famiglie con 327 persone. La Chiesa dedicata a questo Santo si erge su un promontorio alle rive del lago sul lato destro alle pendici del colle di S. Paolo ove si erigeva il Castrum. La parte più antica della Chiesa quella sul lato destro si ritiene sia stata eretta sulle rovine di un tempio pagano. E’ ad unica navata, con volta a sesto leggermente rialzato e risale al periodo tra il secolo XI e XII. Sulla parete a sinistra, all’altezza dell’altare maggiore, appare un crocifisso, in parte, ancora sotto un manto di calce distesa sulla parete. Di recente sono stati recuperati resti di antiche pitture. Sulla destra la decorazione si sviluppa su due zone, quella superiore rappresenta il Cristo ripetuto tre volte entro spazi scanditi da colonnine ed archi. Il Cristo disposto frontalmente regge tra le braccia delle piccole teste che alludono alle anime dei fedeli; nella zona inferiore si trovano fasce orizzontali con decorazioni e tendaggi in parte ridotti a pochi frammenti. Nella zona superiore s’inseguono delle figure di animali, un leone, ed un leopardo che si dirigono in varie direzioni. Infine vi è una terza fascia con decorazioni e racemi. Tutta la rappresentazione pittorica, scrive Giacomo Boccanera nel 1973, sviluppatasi intorno all’arco di comunicazione con l’ambiente funerario sembra contenere un’emblematica relativa alla dottrina cristiana sull’oltre tomba. Così mentre le figure animalesche della zona inferiore erano allusive al pensiero dell’inferno, il triplice Pentacreator della parte superiore, con un simbolismo di tutto insolito, creato dalla fantasia ingenua dell’ignoto pittore, voleva esprimere un’allegoria del Paradiso dove la divina Trinità accoglie nel suo grembo le anime degli eletti. – La Chiesa detta del Sassobianco, dipendente da quella di S. Lorenzo, con l’edificazione sottostante dei nuovi fabbricati, è assunta ad una certa vitalità religiosa della contrada; dovrebbe risalire al secolo XV. Si racconta che fu edificata, a quell’epoca, un’edicola a ricordo della morte di un viandante, che si recava a Sarnano, ivi sorpreso da una grande bufera di vento e neve. Sempre secondo il racconto, il poveretto prima di partire per Sarnano aveva fatto sosta nelle osterie della popolosa industriosa frazione, ora scomparsa sotto il lago, che si denominava Fiume.

tratto da “Fiastra – nella storia nella leggenda nella cronaca” di Fulvio Conti 1990.

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